Ruote attuali

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BARI

L´unità di Italia era stata fatta da pochi anni ed il gioco del Lotto era incentrato su 7 ruote, precisamente Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia. Tre anni prima erano state annesse altre sei ruote all’unica esistente (Napoli) fino a quel momento. Anche le estrazioni avevano preso la cadenza settimanale, dopo che per anni erano state effettuate senza un preciso criterio temporale. Il 2 maggio 1874 fu la volta della ruota di Bari ad essere annessa.

La prima cinquina estratta sul compartimento pugliese fu la seguente: 69.90.3.14.25. Bari fu una delle ruote nelle quali non vennero sospese le estrazioni durante il periodo bellico (1942-1944). La ruota di Bari sembra prediligere i numeri ritardatari. Tra il 1956 ed 1960, il numero 55 non uscì sul compartimento barese per 197 estrazioni consecutive.

Si tratta ancora di un ritardo record, preceduto solo dal numero 8 che su Roma mancò per 202 concorsi. Su Bari, nei primi mesi del 2000, si scatenò una caccia al numero ritardatario che ebbe grande eco in tutto il paese. Il 31 venne giocato da milioni di italiani per molte settimane e quando uscì, il 19 aprile 2000, regalò vincite per oltre 1.000 miliardi.

CAGLIARI

Insieme a Genova, quella di Cagliari fu l’ultima ruota ad essere istituita. Era l’8 luglio del 1939 quando fu effettuata la prima estrazione sul compartimento sardo. Nel concorso in questione furono estratti i numeri 52.62.77.49.87, cioè la prima cinquina della storia del Lotto a Cagliari. Pochi anni dopo, però, a causa del periodo bellico, sulla ruota di Cagliari le estrazioni vennero effettuate a singhiozzo. Una prima volta il gioco fu sospeso dal 6 marzo al 3 maggio 1943.

Dopo pochi giorni, il 24 maggio, le estrazioni subirono un altro stop che durò fino al 14 giugno. Da notare che in quel periodo le estrazioni venivano effettuate di lunedì. L’anno successivo fu davvero nero per la ruota isolana. Il gioco del Lotto, infatti, venne sospeso per oltre dieci mesi e riprese soltanto il 14 ottobre del 1944. Nonostante sia una ruota giovane, Cagliari ha già ospitato diversi numeri ritardatari. Il primato spetta al numero 71 che, tra il 1967 ed il 1971, rimase assente per ben 192 estrazioni consecutive.

FIRENZE

Già nel 1520 nella repubblica di Firenze si era ricorsi alla vendita di polizze per smaltire alcuni beni. Sappiamo inoltre che vennero nominati alcuni cittadini con l´incarico di invogliare all´acquisto dei biglietti il popolo che in verità si era mostrato alquanto reticente. Nel 1556 Cosimo I, versando una somma in denaro, formò una società tenutaria del gioco con alcuni mercanti, che a loro volta depositarono in pegno oggetti preziosi. Fu inoltre concesso, ad ulteriore garanzia dell´impresa, che sul fondo cassa del gioco del lotto si riversasse quanto il Granducato incassava con le condanne pecuniarie.

Cosimo I ricorse all´istituzione di questa vendita in lotti per coprire le ingenti spese sostenute per assoggettare Firenze e poi Siena. Nel 1688 troviamo invece sancito il divieto di prendere parte al “Gioco del Seminario” di Genova.

E’ del 1732 un bando che condanna l´immoralità del lotto, che fa dimenticare al popolo l´onesto vivere e lo spinge a commettere i più svariati misfatti pur di procurarsi il denaro da impegnare al gioco, causando, non ultimo, la fuoriuscita di ingenti somme con le puntate effettuate sul lotto estero. Vennero così stabilite multe e prigione per chi gestisse il gioco. Solo due anni dopo, nel 1739,arriviamo all’istituzione del lotto nel Granducato di Toscana.

Il gioco fu dato in appalto per nove anni ad un certo Ottavio Cataldi al quale era pure concesso di accettare giocate sui lotti esteri. Anche qui troviamo le novanta zitelle per cinque delle quali doveva essere sorteggiata una dote da destinarsi al momento del matrimonio o dell´entrata in monastero. Le estrazioni venivano effettuate, oltre che a Firenze, anche a Pisa e a Livorno. Alle ricevitorie, dette “prenditorie”, era fatto obbligo di tenere dei registri sui quali riportare le giocate. Gli appalti continuarono ad essere concessi sino al 1784, anno in cui l´amministrazione del lotto passò allo Stato senza che il regolamento subisse fondamentali variazioni. Quando nel 1802 al Granducato successe il Regno d’Etruria, il gioco continuò senza ulteriori riforme mentre più tardi, con la denominazione francese, fu introdotta la Lotteria Imperiale di Francia con le sue regole.

Con la restaurazione del Granducato (1814) si ritornò alla precedente regolamentazione fino al 1821 quando Ferdinando III di Lorena la corresse e completò dandogli quell´impostazione che verrà poi presa ad esempio quando, con la formazione del Regno d’Italia, si rese necessaria una legislazione in materia comune a tutte le regioni. Ad ogni 4000/5000 abitanti corrispondeva una ricevitoria ed i ricevitori potevano nominare dei sostituti per la raccolta del gioco nelle zone circostanti. Le giocate possibili erano l´estratto semplice, l´estratto determinato, l´ambo, l´ambo determinato ed il terno.

I ricevitori potevano accettare puntate solo sull´estrazione della settimana in corso e non era permesso giocare a credito. Per quanto riguarda le estrazioni erano 48, una metà effettuate in Toscana, l´altra facevano riferimento al lotto di Roma. Veniva anche descritto il tipo di recipiente di forma elissoidale e ottagona adibito all´imbussolamento dei 90 numeri i quali dovevano essere riportati in numero e in lettere su fogli quadrati a loro volta inseriti in contenitori di cartone identici fra loro. A questi numeri corrispondeva ancora il nome di una fanciulla bisognosa, nubile, in e compresa fra i 15 e i 30 anni e di provata moralità alla quale in caso di favorevole sorteggio veniva attribuito una dote di lire 100.

GENOVA

Genova è il Lotto. E’ infatti il capoluogo ligure ad aver dato i natali al moderno “Gioco del Lotto”. Già nel 1539 esisteva un sistema di scommesse collettive legato all´elezione dei magistrati, che venivano sorteggiati periodicamente per fare parte del Senato della repubblica genovese.

Il “Gioco del Seminario” (o del “Seminajo”), come veniva chiamato, aveva tra l´altro il grosso pregio di riconoscere premi più elevati per i giocatori di quelli concessi da tutte le altre forme di gioco in vigore in quel momento. Un altro vantaggio del “Gioco del Seminario” era dato dal “Monte delle scommesse”: un sistema automatico di capitalizzazione che consentiva di dare sempre maggiori premi al vincitore. Agli inizi del Seicento ci fu un vero e proprio boom delle giocate, grazie anche alle misure prese dal Serenissimo Collegio proprio per aumentare il volume di gioco, dato che le risorse pubbliche scarseggiavano. I giocatori potevano puntare sull´estratto semplice, sull´estratto determinato, sull´ambo e sul terno.

A riprova della avvenuta giocata ottenevano una ricevuta, la cosiddetta “firma”. Le giocate iniziarono ad arrivare da ogni parte d’Italia, mentre parallelamente al gioco “ufficiale” si sviluppò una sorta di “lottonero”, basato su una diversa lista di nomi. Nel 1735 fu importato da Torino il “Gioco delle Zitelle”. Nel 1805 la repubblica di Genova passò sotto il controllo delle armate francesi, e anche qui il Lotto venne soppiantato dalla “Lotteria Imperiale Francese”. Dissoltosi l´impero napoleonico, il Lotto genovese confluì prima in quello del Regno di Sardegna e poi in quello italiano.

MILANO

Il Lotto a Milano nasce agli inizi del XVII secolo, quasi certamente sull´esempio del già famoso “Giuoco del Seminario” di Genova. Anche a Milano infatti, dopo i divieti iniziali, si capì che il Lotto poteva essere utile per rimpinguare le casse dello Stato. I giocatori proliferavano, e quando nel 1688 il governatore spagnolo rese illegale il Gioco del Lotto, Iniziarono a puntare su quello di Genova. L’amministrazione austriaca, che soppiantò quella spagnola nel 1706, non turbò il regolare svolgimento del gioco. Anzi, volle addirittura impiantare un Lotto tutto milanese. Con un editto del 22 dicembre 1768, Maria Teresa d’Austria fissò nuove regole: le estrazioni annue, mediante l´imbussolamento di 90 numeri, sarebbero state 11.

A partire dal 1787 il numero delle estrazioni salì a 26, di cui tredici si svolgevano a Milano e tredici a Torino. Con l´invasione napoleonica il Lotto milanese restò sostanzialmente invariato, anche se le tariffe vennero allineate alla “Lotteria Imperiale francese”. Dal 1817 il Lotto milanese fu trasformato con un decreto dall’imperatore Francesco I, restaurato al trono del regno lombardo-veneto dopo la caduta di Napoleone. Ma le nuove regole ebbero vita breve: con la battaglia di Villafranca le truppe piemontesi conquistarono definitivamente il regno e il Lotto di Milano confluì prima in quello di Torino e poi in quello italiano.

NAPOLI

A Napoli il Lotto è tradizione. In molti pensano che il gioco sia proprio un’invenzione partenopea, ma qui il Lotto si diffuse relativamente tardi. Alla sua prima apparizione, nel 1682, era prevista una sola estrazione annua. In seguito le estrazioni furono portate a due o tre all´anno. Nel 1689 il Gioco del Lotto venne addirittura abolito, perchè considerato pernicioso per gli interessi delle famiglie, e i napoletani dovettero attendere ben 24 anni prima di poter tornare a giocare.

Nel 1774, per dare impulso al gioco, vennero affiancate alle nove estrazioni di Napoli altre nove che avevano luogo a Roma, finchè nel 1798 fu deciso che tutte le diciotto estrazioni fossero effettuate a Napoli. Estrazioni che salirono a 24 nel 1804, e poi a 26 nel 1811, sotto la dominazione francese. Dopo un tentativo fallito di privatizzare il gioco, il Lotto napoletano continuò a diffondersi e le sue estrazioni a crescere di numero: nel 1817 se ne contavano 50, di cui 25 ordinarie e 25 straordinarie, grazie anche all´abolizione del Lotto a Palermo. Le estrazioni si svolgevano ogni sabato a Napoli, con grande solennità e pompa, in una grande sala del Palazzo della Vicaria, la sede dei tribunali.

Due persone del popolo venivano chiamate ad assistere alle operazioni, assieme alle autorità della Gran Corte dei Conti. Il Lotto a Napoli continuò a prosperare nonostante alcune interruzioni (nel 1861 anche Garibaldi ne decretò l´abolizione), fino ad acquistare, in seguito, il primato come raccolta fra tutte le province italiane dopo l´unificazione. Ecco forse spiegato il motivo per il quale il Lotto viene considerato un gioco inventato a Napoli.

PALERMO

Non si conosce la data esatta dell´istituzione del Gioco del Lotto a Palermo. Secondo alcuni le sue origini sono da far risalire al diciottesimo secolo, esattamente dopo l´istituzione del Lotto di Napoli nel 1713; più probabilmente Palermo ebbe le sue estrazioni soltanto a partire dagli inizi dell´Ottocento.

All´epoca, dall´analisi storica di alcune giocate di quel periodo, si poteva scommettere solo su abbinamenti già predisposti di nomi di ragazze in età da marito e di numeri. Le giocate erano prestampate. Dal 1816, il re Ferdinando IV consentì le giocate sulle estrazioni della ruota di Palermo anche ai non residenti in Sicilia. Le estrazioni ordinarie furono 12 fino al 10 dicembre del 1817, quando ne vennero aggiunte altre dodici definite straordinarie. Dunque una estrazione ogni due settimane. Dal 1852 in poi le estrazioni annuali divennero 50 e si svolgevano di sabato, tranne quelli successivi a Natale e Pasqua. La ruota di Palermo entrò a far parte del Gioco del Lotto nazionale nel 1863.

 

ROMA

Il Gioco del Lotto fu osteggiato a lungo a Roma e negli Stati Pontifici, e fin dalla sua prima apparizione. Nel 1666, sollecitato da Filippo IV di Spagna, che era preoccupato dal diffondersi del Lotto nei suoi domini, il papa Alessandro VII Chigi emanò una bolla di proibizione. Il Lotto venne condannato quale peccato gravissimo e contro i giocatori si comminava la pena della scomunica. Altre proibizioni seguirono al primo divieto: nel 1676 e nel 1685 sotto il pontificato del beato Innocenzo XI; nel 1696, con Innocenzo XII; nel 1702, nel 1704 e 1719 con papa Clemente XI che giunse perfino a promulgare un’enciclica l’11 gennaio 1704.

Ma, così come si era verificato altrove, ogni buona volontà dei Pontefici romani nella battaglia contro il Lotto ebbe scarsi risultati. Il gioco clandestino prosperava e procurava danni non solo ai giocatori – che spesso venivano truffati da speculatori senza scrupoli – ma anche allo Stato – che assisteva agli spostamenti di grossi capitali verso gli Stati in cui il Lotto era permesso.Per trovare un rimedio a questa situazione, Clemente XI delegò lo studio della materia ad una Congregazione di teologi e canonisti. La commissione d’inchiesta giunse alla conclusione che non si sarebbe dovuto permettere “nè in Roma, nè altrove dello Stato Ecclesiastico l’uso di simili giuochi, se non sotto le condizioni e cautele, e con il regolamento dalla medesima Congregazione proposto e insinuato”. Erano le basi dell’istituzione di un monopolio.

Innocenzo XIII, successore di Clemente, dichiarò dunque l’ammissibilità del Gioco del Lotto, e ne diede pubblica notizia con un editto del 1721, nel quale veniva tra l’altro ribadita la proibizione a partecipare ai Lotti stranieri. Il Lotto ufficiale a Roma, però, ebbe vita breve. Papa Benedetto XIII nel 1725 abolì il gioco e con tre diversi editti ordinò che fossero comminate ai trasgressori severe pene corporali e pecuniarie. Considerato che le proibizioni non suscitarono nessun effetto, Benedetto XIII emanò una Costituzione con la quale alle pene temporali a carico di tutti i partecipanti al gioco aggiunse anche pene spirituali, quali la sospensione “a divinis” per gli ecclesiastici e della scomunica “latae sententiae” per tutti gli altri.

Dopo quattro anni però, il Lotto venne ristabilito e questa volta definitivamente. Clemente XII infatti decretò che, a partire dal 1732, il gioco fosse introdotto nuovamente nella città di Roma e in tutto lo Stato Ecclesiastico, con un nuovo metodo. Il sistema si basava sulla lista di novanta zitelle romane, scelte a turno nei vari rioni di Roma. Le cinque sorteggiate ricevevano in dono la veste nuziale e cinquanta scudi a titolo di sussidio dotale. La gestione non fu più appaltata, ma affidata direttamente all’Arciconfraternita di San Girolamo della Carità, con garanzia della Camera Apostolica. La destinazione degli utili, detratte le spese e i pagamenti necessari e accantonata una quota a titolo di fondo di riserva in caso di perdita in qualche estrazione, veniva depositata nella Depositeria Generale, a libera disposizione del Papa il quale, a sua discrezione, destinava i sopravanzi in aiuto di varie opere pubbliche e di pietà. La fontana di Trevi può a buon diritto considerarsi la prima opera pubblica finanziata con i proventi del Gioco del Lotto.

TORINO

A Torino il Lotto nasce come il “Gioco delle Zitelle”. Le puntate erano abbinate all’estrazione di cinque fortunate tra cento nomi di “povere figlie”, a cui veniva regalata una dote di cento lire da “versare al tempo de loro matrimoni, o in occasioni di essere religiose”. Il gioco prosperò sino al 1713 quando il duca Vittorio Amedeo II lo proibì. Nel 1742, sotto la spinta del popolo, il Lotto tornò a essere legale. La raccolta del gioco, fra il 1754 e il 1798, fu di 18,9 milioni di lire, mentre i proventi furono di 12,7 milioni, circa 2/3 di entrata netta.

In linea generale il costo dei biglietti era decisamente alto, e non era accessibile al popolino, cosicchè si arrivò ad una diversificazione di lotterie per classi. Il governo all’epoca incassava circa il 10% sul prezzo dei biglietti. Le vincite erano pagabili in quattro mesi, passati i quali il premio decadeva. Le estrazioni erano quattro al mese.

VENEZIA

A Venezia il Gioco del Lotto, simile a quello odierno, nacque con un decreto il 14 gennaio 1733. La prima estrazione fu effettuata il 5 aprile 1734. Era un gioco d’importazione, come dimostra il nome che assunse: “Lotto intitolato di Genova e di Roma”. Tra le regole del Lotto veneziano vi era quella detta del “castelletto”, in base alla quale non si poteva superare un certo tetto nelle puntate complessive: quindi le giocate accolte in eccedenza venivano restituite ai giocatori.

Il lotto si svolgeva predisponendo una lista di “novanta dongelle nubili, da scegliersi da Parochie, Ospitali e luoghi Pij della città da imbossolarsi nella giornata d’estrazione del Lotto”. Ogni anno venivano svolte nove estrazioni di cinque nomi di ragazze. All’imbussolamento dei 90 numeri presiedevano 5 magistrati che dovevano garantire e sorvegliare la regolarità delle operazioni. Ogni numero estratto veniva prima “bandito” agli astanti dai collaboratori dei Magistrati, in seguito si procedeva alla stampa. Ma già prima alcuni “biricchini” (ovvero dei monelli di strada) correvano per le calli della città declamando a gran voce i numeri estratti e vendendo per un soldo la nota con l’estrazione scritta a mano su un pezzetto di carta. Questo sistema di gioco restò invariato molto a lungo sino alla prima dominazione austriaca (1797-1806).

RUOTA NAZIONALE

L’undicesima ruota del lotto italiano è la novità inserita dal monopolio nel lotto italiano per cercare di far crescere l’interesse verso un gioco importante che rappresenta una grossa entrata per lo stato La nuova Ruota Nazionale del lotto italiano è una specifica undicesima ruota che si va ad aggiungere alle altre 10 .

La nuova Ruota Nazionale è aggiuntiva alle 10 ruote quindi oltre a quelle classiche dovete considerare questa nuova arrivata.
La Ruota Nazionale ha sempre 5 numeri su cui si possono fare puntate per ambata, ambo, terno, quaterna e cinquina, la differenza sta nel fatto che la Ruota Nazionale non concorre alla vincita su TUTTE, quindi se giocate un terno su tutte, non vale e non vincete se esce sulla Ruota Nazionale. Per il resto è tutto uguale e la nuova Ruota Nazionale è valida a tutti gli effetti per tutte le giocate. Si possono applicare i soliti metodi, i sistemi, si possono fare le verifiche e le progressioni che già conoscete.
La prima estrazione della Ruota Nazionale è stata il 4 maggio 2005 con questa combinazione: 72.12.42.57.31.

Fonte: http://www.sognolotto.it/press/

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