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II° parte de: “LA FORMULA DEL NOTAIO DELLA CARNIA”

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“Tuttavia anche nel regno del Caso vi è una certa regolarità, una certa simmetria, un ordine nel disordine, e così pure degli eventi che si attribuiscono al Caso noi ci formiamo vari gradi di razionale convinzione. La teoria delle probabilità considera ciò che, paradossalmente, si chiama la legge del caso”.

Delle leggi si usa fare una distinzione tra leggi esatte e leggi empiriche.

Secondo Livio Livi: esatte sarebbero quelle leggi che si verificano rigorosamente in tutti i casi osservati ed osservabili. Empiriche sarebbero quelle leggi che si verificano nei casi singoli entro certi limiti. Esse si chiamano empiriche perché i risultati delle singole esperienze oscillano intorno al risultato teorico o se ne discostano sempre in uno stesso senso avvicinandosi ognora di più al risultato teorico quanto più le condizioni dell’esperimento sono migliori.

[box type=”warning” align=”aligncenter” width=”300″ ]Si afferma comunemente che le leggi cui conduce il metodo statistico si differenziano da quelle esatte e da quelle empiriche, perché non si verificano approssimativamente che su una massa sufficientemente grande di casi. Inoltre esse hanno questa particolarità: che quanto più grande è la massa, tanto più cresce la rispondenza fra il risultato teorico e quello effettivo (approssimazione delle frequenze relative col crescere delle prove).[/box]

Ricapitolando, il Caso è comunemente indicato come il principale artefice di qualsiasi disordine ma, se i fatti vengono studiati in grandi masse, essi rivelano un certo ordine od uniformità; così, con l’indagine statistica si possono ricercare le leggi o i principi che regolano i fenomeni in osservazione. Ci renderemo conto della verità di quanto asserito con un esempio probante.

Nei primi numeri del ‘63 la rivista “Il Calcolo Vincitore” pubblicò un articolo a firma HUGUES dal titolo L’uguaglianza dei ritardi.

Ecco cosa diceva l’autore: “Forse pochi conoscono un trattato sulla Teoria della uguaglianza ed equilibrio presentato da un cabalista del 500 (Notar della Cargna) il quale affermò: “I ritardi del Lotto si equivalgono”:

0 + 1 + 2 + 1/3 di 3 = 2/3 di 3 + 4 + 5 + 6 + ½ di 7 = ½ di 7 + 8 + 9 + 10 + 11 + 3/4 di 12 = 1/4 di 12 + 13 + 14 + 15 + 16 + 17 + 18 + 19 + 1/6 di 20 = 5/6 di 20 + 21 + 22+ 23 + 24 + 25 + 26 + 27 + 28 + 29 + 30 + 31 + 9/10 di 32 = 1/10 di 32 + 33 + … + (medio) + … + … (massimo).

Chi avesse del tempo da dedicare alla verifica per accertarsi se tale affermazione sia vera, potrebbe utilizzare la Tabella Statistica di tutti i 90 numeri su singola ruota. Se fate la somma complessiva dei numeri aventi i ritardi indicati nella formula di uguaglianza, potrete con sorpresa constatare che ogni uguaglianza è composta di 15 numeri differenti, salvo qualche imprevedibile scarto non superiore di 1/5 per singola uguaglianza-ruota.

Facendo la stessa operazione per tutte le ruote ogni uguaglianza è costituita da 150 numeri, cioè 15 (10) ed i relativi scarti sono notevolmente inferiori a quelli rilevati nelle singole ruote (quasi la metà).

Questo Notar della Cargna, misterioso personaggio forse delle Alpi Carniche (Carnia, Tarvisio?), a parer nostro, non era un cabalista, ma uno dei pionieri del Calcolo delle Probabilità applicato alla Statistica.

(Tratto dall’archivio di Lotto Gazzetta – II° parte – Autore G. Manfredonia)

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