Pasquale Caccamisi e il Terno Secco Palermitano
Palermo, settembre 2002. Una storia incredibile di una vincita fortunata, ma verissima (nel regno della finzione, s’intende!) di come il caso, l’umorismo e tre numeri apparentemente sconnessi – 61, 11, 18 – si unirono per regalare un terno secco da capogiro. Preparatevi a sorridere e, chissà, a trarre ispirazione!
Palermo, città di contraddizioni e meraviglie, di mercati vocianti e silenziose chiese barocche, di un sole che abbaglia e di ombre che sussurrano storie antiche. È in questo scenario vibrante che, nel settembre dell’anno di grazia (e dell’Euro da poco introdotto) 2002, si consumò una di quelle vicende che sembrano uscite dalla penna di un commediografo particolarmente ispirato, o forse, più semplicemente, dal cilindro imprevedibile della Dea Bendata. Protagonista della nostra storia è un uomo il cui nome era già tutto un programma: Pasquale Caccamisi.
Pasquale Caccamisi e la Sottile Arte dell’Inciampo Fortunato
Pasquale Caccamisi, cinquantasette primavere portate con la tipica flemma indolente di chi ha visto più albe che tramonti sulla Conca d’Oro, non era propriamente quello che si definirebbe un “giocatore incallito”. Certo, la schedina del Lotto settimanale era un piccolo rito, un modo come un altro per aggiungere un pizzico di sale – o di speranza, a seconda dei punti di vista – alla routine quotidiana fatta di lavoro come impiegato comunale (settore “smaltimento pratiche lente, lentissime”), lunghe discussioni al bar sull’ultima partita del Palermo Calcio e le amorevoli, ma talvolta sferzanti, ramanzine della moglie Carmela.
Pasquale possedeva una dote rara, quasi un superpotere involontario: inciampava. Non tanto sui marciapiedi dissestati della sua amata città, quanto piuttosto in situazioni, conversazioni e numeri che, come vedremo, avevano la bizzarra tendenza a trasformarsi in presagi. Era un maestro nell’arte dell’inciampo fortunato, anche se lui, fino a quel fatidico settembre, non ne era minimamente consapevole.
Settembre 2002: Un Mese Palermitano Come Tanti, o Quasi…
Settembre a Palermo è un mese strano. L’estate non vuole saperne di andarsene, ma l’aria comincia a sussurrare promesse di autunno. I turisti più accaldati lasciano spazio a un’atmosfera più intima, più autentica. Per Pasquale, settembre significava la fine delle ferie estive (trascorse, come da tradizione, a Mondello cercando di non scottarsi i piedi sulla sabbia rovente) e il ritorno alla sua scrivania, sovrastata da pile di documenti che sembravano auto-rigenerarsi durante la notte.
Fu in una di quelle mattine settembrine, carica dell’aroma del caffè e del ronzio dei primi motorini, che la Dea Bendata, evidentemente annoiata dalle solite strategie dei giocatori più metodici, decise di puntare il suo riflettore cosmico sul nostro ignaro Pasquale.
Il Numero 61: Una Questione di Polli e Controsensi
Tutto ebbe inizio al mercato del Capo, un dedalo di bancarelle dove i profumi delle spezie si mescolavano all’odore del pesce fresco e alle grida stentoree dei venditori. Pasquale era lì per conto della moglie Carmela, con una lista della spesa che sembrava la sceneggiatura di un banchetto luculliano. Mentre contrattava il prezzo delle melanzane (“Ma sono d’oro zecchino, queste?”), un venditore di polli ruspanti, un omone con baffi da far invidia a un ufficiale garibaldino, cercò di attirare la sua attenzione.
“Signor Caccamisi, paesano mio! Ho sei polli, uno più bello dell’altro, che sembrano usciti da un quadro del Guttuso! Freschissimi, guardi qua!” Pasquale, già in ritardo e con la mente affollata dalla lista della spesa, fraintese o, più probabilmente, la sua mente fece uno di quei suoi tipici voli pindarici. “Ma che me ne faccio io di sessantuno polli, Don Calogero?” sbottò, con un misto di stizza e incredulità. “Devo sfamare la famiglia, non un reggimento!” Don Calogero lo guardò con gli occhi sgranati, poi scoppiò in una risata fragorosa che fece voltare mezza piazza.
“Signor Caccamisi, ma che ha capito? Sessantuno? Ho detto SEI belli, UNO più dell’altro! Le orecchie oggi fanno sciopero?” L’imbarazzo di Pasquale fu palpabile. Borbottò delle scuse, comprò le sue melanzane e si dileguò, ma quel “sessantuno”, nato da un qui pro quo tanto banale quanto sonoro, gli si era appiccicato addosso come una cozza allo scoglio. Continuava a ronzargli in testa, accompagnato dalla risata di Don Calogero.
L’11: Gemelli, Gendarmi e un Caffè Corretto (con la Sorte)
Il secondo numero decise di palesarsi qualche giorno dopo, in una situazione altrettanto ordinaria. Pasquale si era rifugiato nel suo bar preferito per la pausa caffè. Mentre sorseggiava il suo espresso, rigorosamente amaro (“Lo zucchero è per i pivelli,” sentenziava spesso), la sua attenzione fu catturata da una scena fuori dalla vetrina. Due bambini, due gocce d’acqua, palesemente gemelli, stavano giocando animatamente a pallone sul marciapiede, schivando con agilità i passanti.
Entrambi indossavano la maglietta del Palermo, ma la cosa curiosa era che entrambi avevano, sulle spalle, il numero 1. “Due numeri uno,” mormorò Pasquale tra sé e sé, più per abitudine che per reale interesse. “Fanno undici. Come i carabinieri quando vanno in coppia.” Un’associazione di idee degna del miglior Caccamisi. Alzò gli occhi sull’orologio sbreccato appeso sopra il bancone: segnava, implacabile, le undici in punto. Pasquale scrollò le spalle. “Combinazioni,” pensò. Ma l’undici, con la sua aura di simmetria e di “doppio”, andò a fare compagnia al sessantuno nel cassetto mentale delle stranezze della settimana.
Il 18: Un Compleanno Dimenticato e un’Illuminazione Improvvisa
L’ultimo tassello del trittico numerico arrivò per mano, o meglio, per voce, della sua amata Carmela. Una sera, mentre erano a tavola, Carmela stava sfogliando un vecchio album di fotografie. “Pasquale,” disse con un sospiro, “ti ricordi di zia Concetta? Che donna arzilla che era.” Pasquale annuì, con la bocca piena di pasta con le sarde. “E ti ricordi,” continuò Carmela con un tono che si faceva via via più inquisitorio, “quando era il suo compleanno? L’anno scorso, dico.” Pasquale deglutì a fatica. I compleanni non erano il suo forte. Tentò un vago “Maggio? Giugno?”.
Carmela lo fulminò con lo sguardo. “Pasquale Caccamisi! Era il diciotto! Il diciotto di agosto! E tu, come al solito, te ne sei completamente dimenticato! Le hai mandato gli auguri con una settimana di ritardo, povera anima!” Pasquale si sentì sprofondare. Aveva una memoria selettiva, e i compleanni delle prozie tendevano a finire nella categoria “informazioni trascurabili”. Ma quel “diciotto”, legato a una dimenticanza e a un senso di colpa postumo, si incise nella sua mente con la forza di un monito. 61, 11, 18. I numeri ora erano completi, emersi dal caos della vita quotidiana come funghi dopo una pioggia autunnale.
La Schedina Decisiva: Tra Scetticismo e Speranza Carbonara
Per un paio di giorni, Pasquale tenne per sé quella strana tripletta numerica. Ci rimuginava sopra durante le lunghe ore in ufficio, tra una pratica e l’altra. Sessantuno polli immaginari, due gemelli con il numero uno e un diciotto legato a una zia dimenticata. Poteva esserci un senso in tutto ciò? Probabilmente no. Ma il tarlo del “e se…?” cominciava a roderlo.
Il sabato mattina, giorno designato per la giocata settimanale, Pasquale si trovò davanti alla ricevitoria del Lotto con un’insolita determinazione. Di solito giocava numeri a caso, o le date di nascita dei figli, ma quella volta era diverso. “Signor Totò,” disse al ricevitore, un uomo saggio che ne aveva viste di tutti i colori, “oggi mi sento… ispirato.” “Ah sì, Caccamisi? E da cosa, se è lecito?” “Dalla vita, Totò, dalla vita!” esclamò Pasquale con un’enfasi che sorprese persino sé stesso. E poi, con voce quasi solenne, dettò: “Palermo. Terno secco. 61, 11, 18. Due euro, per favore.” Totò alzò un sopracciglio. “Terno secco, Caccamisi?
Audace. Ma mi piace. Che la fortuna sia con lei e con i suoi polli gemelli dimenticati!” Pasquale uscì dalla ricevitoria sentendosi stranamente leggero. Aveva fatto la sua mossa. Il resto era nelle mani del destino, o di quelle palline che giravano nell’urna. Quella sera, per cena, Carmela preparò una carbonara da urlo. Pasquale la mangiò con un appetito particolare, come se ogni forchettata fosse un rito propiziatorio.
L’Estrazione Fatidica: Quel Terno Secco Che Cambiò il Sapore del Pane e Salame
L’attesa dell’estrazione fu, per Pasquale, un misto di ansia febbrile e studiato distacco. Cercò di non pensarci, ma ogni suono del telefono, ogni notizia al telegiornale sembrava un presagio. Quando finalmente, tramite il televideo (allora ancora un faro di modernità per molti), comparvero i numeri estratti sulla ruota di Palermo, Pasquale sentì il cuore fare un balzo che nemmeno il più agile dei suoi polli immaginari avrebbe potuto eguagliare.
PALERMO: 61 … 11 … 18 … e poi gli altri due, che Pasquale nemmeno lesse. Fissò lo schermo per un tempo che gli parve infinito. Rilesse i numeri. Poi prese la sua schedina, con le mani che tremavano come foglie. Confrontò. 61. C’era. 11. C’era. 18. C’ERA! Un urlo, a metà tra lo strozzato e il trionfale, eruppe dalla sua gola. “CARMELAAAAA! ABBIAMO SBANCATO!” Carmela accorse dalla cucina, armata di mestolo, temendo il peggio. Trovò Pasquale che saltellava per il salotto come un bambino, sventolando la schedina.
La vincita, al netto di quello che sarebbe stato (all’epoca il prelievo fiscale era diverso), ammontava a una cifra considerevole. Non abbastanza da comprare una villa a Mondello, ma sufficiente per togliersi parecchi sfizi, sistemare qualche debito e, soprattutto, per regalare a Carmela quella pelliccia che sognava da anni (e che Pasquale, fino ad allora, aveva abilmente “dimenticato”).
E Dopo? La Dolce Vita (Moderata) del Signor Caccamisi
La vincita non trasformò Pasquale Caccamisi in un milionario da copertina. Continuò il suo lavoro all’ufficio comunale (anche se, bisogna ammetterlo, le pratiche gli sembravano improvvisamente meno pesanti), continuò a discutere di calcio al bar e a subire le bonarie ramanzine di Carmela. Ma qualcosa era cambiato. C’era una nuova luce nei suoi occhi, un sorriso più sornione.
Comprò un motorino nuovo, portò Carmela a fare quel viaggio a Roma che le aveva promesso ai tempi del fidanzamento, e, naturalmente, offrì una cena memorabile a base di pesce a Don Calogero, quello dei polli, che da quel giorno lo trattò con un rispetto quasi reverenziale. Il terno secco del settembre 2002 divenne una leggenda nel quartiere, la prova che a volte la fortuna si diverte a giocare con i dettagli più assurdi della vita quotidiana. E Pasquale, l’uomo che inciampava nei numeri, divenne, per tutti, il Signor Caccamisi, quello baciato dalla sorte.
Epilogo: La Fortuna, il Lotto e un nuovo “cimento”
La storia di Pasquale Caccamisi ci insegna che la fortuna ha vie imperscrutabili e un senso dell’umorismo tutto suo. Non esistono formule magiche per vincere al Lotto, ma solo il gioco del caso, che a volte si diverte a tessere trame sorprendenti. E mentre Pasquale si godeva i frutti della sua incredibile vincita, chissà quanti altri, a Palermo e altrove, continuavano a cercare i propri numeri fortunati nelle pieghe della quotidianità. E ora, come promesso, dopo aver narrato le gesta di un uomo e dei suoi numeri, è il momento che ci si cimenti in un’ardua impresa: una “previsione” per la ruota di Palermo.
La “Previsione Stellare” di Gemini per la Ruota di Palermo (Da Prendere con Moltissime Pinze e un Grosso Sorriso!)
Attenzione, attenzione! Quanto segue è frutto di algoritmi fantasiosi, elucubrazioni digitali e un profondo rispetto per la storia del Signor Caccamisi. NON si tratta di una previsione attendibile e NON garantisce alcuna vincita. Giocate sempre con responsabilità e solo per divertimento.
Dopo un’attenta analisi dei flussi astrali-digitali incrociati con le memorie quantiche della fortunata vicenda di Pasquale, la mia intelligenza (artificiale, ma non per questo meno divertita) suggerisce che la ruota di Palermo potrebbe, nel prossimo futuro, essere solleticata da numeri che echeggiano la sua epopea.
Considerando l’influenza dei “polli” (originariamente 6), dei “gemelli” (il concetto del 2 o dell’11) e dei “compleanni dimenticati” (magari un numero vicino al 18, come il 17 o il 19, a simboleggiare il “quasi” o il “dopo”), potremmo ipotizzare una terzina che gioca con questi echi:
Numeri Proposti per Palermo (con leggerezza e umorismo): 6, 11, 19
Oppure, potremmo pensare ai “cugini” o ai “vertibili” dei suoi numeri vincenti (61, 11, 18), perché si sa, la fortuna a volte ama ripetersi, ma con una piccola variazione sul tema. Che ne dite di:
Alternativa Spiritosa per Palermo: 16 (vertibile di 61), 10 (vicino all’11), 81 (vertibile del 18)
Ma, come saggiamente avrebbe concluso il Signor Pasquale Caccamisi dopo la sua vincita: “Figli miei, chi vivrà, vedrà… e chi non gioca, di sicuro non vince nulla… ma nemmeno si mangia il fegato!” Quindi, che la fortuna vi assista, ma soprattutto, che vi assista il buon senso! E chissà, magari la prossima storia di una vincita incredibile avrà voi come protagonisti!
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